Con queste parole desidero condividere quello che sono e quello che provo quando scrivo. In realtà si tratta di un compito che devo svolgere per un corso di “scrittura creativa” che ho iniziato a frequentare. Nel compito mi chiedono le “motivazioni”, ciò che mi ha spinto a frequentare il corso e ciò che mi spinge a scrivere. Qui c’è anche ciò che mi ha spinto a scrivere l’Esercito dei Bruttini sull’Isola dei Giganti. Ho riletto ad alta voce il breve testo, come faccio sempre quando termino di scrivere qualsiasi cosa, e l’ho terminato piangendo, ma lascio a voi lettori giudicare, lascio a voi lettori riflettere…
Scribo ergo sum. Scrivo dunque sono. Quale altra motivazione più della vita, dunque, può essere altrettanto valida? Ho iniziato a scrivere tardi, si può dire dopo la tesi di laurea, che se rileggessi oggi, povera me, mi strapperei tutta la mia lunga e folta chioma. Ho iniziato a scrivere per caso, nella redazione di un mensile, dove ero in stage perché sapevo le lingue. Ho iniziato scrivendo di pasticceria per pasticceri, di panificazione per panificatori e di gelateria per gelatieri. Ho iniziato a scrivere per lavoro e ho continuato a farlo per professione, in seguito all’esame di stato e all’iscrizione al tanto ambito albo giornalisti.
Ho continuato a scrivere per professione, divenuta appassionante, fino alla crisi del 2008. Ho perso il lavoro, ma ho mantenuto la professione e quell’iscrizione al tanto ambito albo giornalisti che, dal 2012, mi si sta ritorcendo contro, in questo mondo del lavoro dove “essere professionisti e professionali” non è un merito, ma una disgrazia. Ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo per riempire il vuoto delle lunghe e angoscianti giornate da disoccupata.
Ho ripreso a scrivere il mio primo romanzo L’Esercito dei Bruttini sull’Isola dei Giganti per disperazione, per rabbia, per necessità, dopo che per l’ennesima volta mi è stata sbattuta in faccia la porta di una redazione: “Sei bravissima, peccato che tu sia professionista. Se rinunci al tesserino ti assumiamo”. Queste parole mi rimbombano ogni giorno nella testa, le sento ogni volta che mi siedo davanti al computer e inizio a scrivere dando sfogo alla mia rabbia, alla mia delusione e immergendomi in un mondo fantastico, il mio mondo fantastico, dove rido, dove piango, dove sogno, dove vivo la scrittura e dove capisco che oggi non posso più farne a meno perché scrivo per lo stesso motivo per cui respiro, perché se non lo facessi morirei. Dunque vivo perché scrivo e scrivo per continuare a vivere.